Le sculture di Ivan Theimer portano con sé lo sbrigliato immaginario della cultura morava d’origine dell’artista, ma recano anche sulla pelle i sedimenti di tutti i luoghi che egli ha attraversato, delle frontiere che ha valicato vivendole come cerniere fra diverse tradizioni.
Ercoli e Tartarughe di Theimer sono cittadini di un tempo complesso; ci mostrano che si può essere contemporanei senza rinnegare la sapienza tecnica né rimuovere la coscienza del passato, ma immergendosi in esso con originalità.
Abituate ad agire dinamicamente nello spazio trasformandolo, in celebri monumenti collocati in tutta Europa, le sculture più grandi si calano oggi nel tessuto urbano di Cividale alla ricerca del dialogo con la città, mentre i bronzi di minori dimensioni – insieme a una selezione di dipinti – si concentrano nel Monastero di Santa Maria in Valle.
E qui bambini indossano animali come fossero cappelli; tartarughe muovono i loro passi lenti ma inesorabili sotto il peso di intere montagne, mentre i carapaci di altre divengono la lira di piccoli musicisti, strumento orfico di una musica di rigenerazione; grappoli d’uva vengono condotti in processione da atletici portatori o grondano da copricapi e rilievi, e mani d’argento si intrecciano nel celebrare un rito di comunione.
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